Antonio Mura (Aritzo NU, 1902 – Firenze, 1972). Frequenta il Liceo Classico di Cagliari, dove si diploma, per poi intraprendere gli studi all’Accademia di Belle Arti (1922-25) di Roma. Tra i suoi più illustri maestri troviamo De Carolis, valente e famoso incisore del tempo, che trasmise la passione delle tecniche incisorie allo stesso artista, che avrà modo durante la sua vita di approfondire con lo studio e la pratica. In particolar modo l’artista approfondì la tecnica xilografica, producendo una consistente serie di soggetti religiosi. Antonio Mura fu un artista poliedrico, completo, con una forte e solida base culturale che gli permise di affrontare diversi linguaggi artistici. Nella carriera artistica di Mura troviamo dei temi che si presenteranno in maniera costante, come per esempio, il tema sacro con diverse rappresentazioni religiose come la crocifissione. Tra la sua grande produzione artistica dobbiamo ricordare le venti pale d’altare realizzate in territorio regionale, in particolare per le pale d’altare (sei) realizzate per la chiesa di Bonaria a Cagliari, dove tra l’altro ritroviamo anche un opera di Antonio Corriga, presente nella collezione atzarese. La caratteristica principale delle sue opere xilografiche è principalmente la sua abilità nel donare una forte caratterizzazione intimistica ai ritratti, una forte intensità ai luoghi e personaggi, nonostante le limitazioni insite nella tecnica stessa. Da ricordare in questa sede il ritratto eseguito a Roma nel 1937 al cardinale Pacelli (che diventerà in seguito Papa Pio XII) su commissione dell’Università Cattolica di Washington. Sin dagli anni 20 Mura partecipa a numerose esposizioni sia a livello regionale che nazionale, come per esempio, nel 1933 a Firenze e due anni dopo a Napoli. Negli anni dal 36′ al 40 soggiorna a Firenze, Milano e Venezia, fermandosi poi qualche anno a Roma dove apre uno studio. La preziosa opera conservata nel Museo di Atzara rappresenta lo studio di un volto maschile, e dall’analisi stilistica, si propone una datazione tra il 1928 e il 1940. Il volto rappresentato, essendo uno studio, sarebbe dovuto apparire forse in una composizione, ma la scarsità di dati non ci permette al momento di identificare in maniera certa l’opera principale. Il volto, anche se non terminato, è caratterizzato da una espressione fiera, magistralmente composta da una stesura di colore che risalta in macchie di luce, in modo da dare luminosità all’incarnato.