Giovanni Cau (Ortueri, 1933 ) frequenta l’Istituto d’Arte di Sassari e fu allievo di Figari, Dessy e Tavolara. Particolare importanza ebbe l’influenza del maestro Costantino Spada di cui frequenta lo studio per diverso tempo, occupa meritatamente un posto di riguardo nel panorama dei pittori sardi contemporanei per la continuità del suo impegno artistico. Cau si cimenta nella produzione di opere utilizzando diverse tecniche artistiche, come quelle dell’affresco, della pittura a olio e tempera, nell’acquerello. Nella sua pittura ricorre a diverse tematiche, tratta infatti i temi liturgici come le processioni e temi che si rifanno al ciclo del tempo, cosi come tratta i ritratti e i paesaggi. Caratterizzano la sua pittura, i colori caldi e vivi. Utilizza un linguaggio pittorico realista, figurativo, dove il sapiente uso dei colori modella i corpi e i ritratti, i paesaggi, le nature morte e i nudi. L’artista rivela tutta la sua potenzialità pittorica nelle grandi tele, quando affronta il tema della fede: i colori dai toni caldi sembrano allentarsi in un gioco infinito, inondando uomini e cose, volti e corpi. Nei grandi dipinti religiosi, alla forza dell’umanità operosa e affaticata dal ciclo del tempo, succede la contemplazione dei misteri della fede: al Cristo della Via Crucis, morto e deposto dalla croce, si contrappone il Cristo risorgente, vincitore della morte, unico salvatore della caducità umana. L’opera conservata al Museo di Atzara riprende il sacro tema della processione; la luce è rappresentata in modo eccellente, modella i corpi, ne risalta la consistenza, illumina l’atmosfera con una luce calda. In primo piano a capo della processione una figura innalza lo stendardo, e dietro varie figure assorte seguono la processione, mentre qualche personaggio gode dello spettacolo appoggiato a un muro, sulla parte destra del quadro.