Antonio Atza (Bauladu 1925 – Bosa 2009), inizia presto a disegnare e dipingere e, dopo il ginnasio, s’iscrive all’Istituto Statale d’Arte di Sassari dove ha come insegnanti Stanis Dessy, Salvatore Fara e Filippo Figari, e come compagni Vittorio Calvi, Nino Dore e Francesco Becciu.
Alla fine degli studi inizia l’insegnamento e allo stesso tempo, la sua ricerca artistica.
Le sue prime opere hanno come protagonisti dei personaggi bosani di cui esegue i ritratti, e scorci paesaggistici. Il 1957 si rivela un anno importante per l’arte sarda, perché si svolge a Nuoro la prima edizione del Premio Sardegna. Il primo premio viene assegnato a Mauro Manca al quale si deve l’introduzione delle novità artistiche in Sardegna. Il pittore instaura una grande amicizia con Mauro Manca a cui lo legherà una profonda stima. Intanto anche a Cagliari iniziano ad essere evidenti i primi segnali di una svolta nel campo artistico e nel 1958 viene creata l’associazione culturale Studio 58, della quale fanno parte numerosi giovani artisti. Proprio in questi anni Atza dipinge la sua prima tela di stile futurista, Autoritratto (1958). Giunge a Cagliari nel 1957 ed entra presto in contatto con gli artisti appartenenti al gruppo 58, tra cui ritroviamo : Primo Pantoli, Gaetano Brundu, Luigi Pascalis, Tonino Casula, Rossana Rossi, Miriam Scasseddu, Biagio Civiale. All’anno successivo, 1959, sono da ricondurre i quadri a soggetto ferroviario, e di stile neorealista. Nel 1960 alla mostra allestita dallo Studio 58 presso il portico di Sant’Antonio, Atza presenta le Sabbie, serie di polimaterici su tela, che aveva iniziato a realizzare nel 1958. La serie dei Blues risale al 1960, e si concretizza con delle opere astratte in cui compaiono delle simbologie assimilabili al mare e al sogno. Le tele di grandi dimensioni vengono cosparse di colla alla quale si aggiunge della carta velina che viene poi ricoperta con dei colori. A metà degli anni Sessanta la sua personale ricerca artistica si apre all’esperienza della Pop art, visibile nei suoi telai “a cassetta”, creando un linguaggio innovativo e surreale, nella quale utilizza dei fili di plastica colorati. La tela del Museo atzarese, datata 1971, è caratterizzata dalla visione onirica già precedentemente descritta e risalente agli anni 60-70. La rappresentazione è una visione che si prospetta al di là di una sorta di balaustra in legno, da interpretare come un limite al mondo reale e oltre il quale prendono vita immagini fantastiche fluttuanti in immensi e indefinibili spazi.
Mostre personali
1957, Cagliari, Galleria Della Maria
1957, Cagliari, Galleria della Marina
1958, Cagliari, Galleria Il Cenacolo
1959, Cagliari Galleria Il Cenacolo,
1960, Roma, Galleria L’Albatro
1960, Cagliari, Studio 58 Portico di Sant’Antonio
1961, Lucca, Galleria La Pantera
1964, Cagliari, galleria degli Artisti
1966, Cagliari, Galleria Il Capitello
1966, Sassari, Galleria d’Arte Moderna
1967, Sassari Galleria degli Artisti
1968, Sassari, Galleria “23”
1969. Oristano, Galleria La Colonna
1971, Milano, Galleria Angolare
1972, Mantova, Galleria teatro Minimo
1973. Viadana, Galleria Il Chiodo
1975, Verona, Galleria Dello Scudo
1976, Forlì, Galleria Portici
1977, Cagliari, Galleria degli Artisti
1979, Cagliari, Galleria degli Artisti
1982, Cagliari, Galleria 13
1984, Cagliari, Galleria 13
1985, Galleria De Castro
1987, Cagliari Galleria 13
1988, Cagliari, Galleria 13
1989, Oristano, Galleria De Castro
1990, Sassari, Galleria Gamarte
1990, Cagliari, Galleria 13
2008, Bosa, Antologica