Antonio Amore

Antonio Amore (Catania, 1918 – Oristano, 2009) è un artista italiano del Novecento, di origini siciliane. Pur avendo raggiunto il successo nella Roma degli anni Sessanta, l’artista preferisce trasferirsi nel cuore della Sardegna, a s’Isteddu vicino ad Atzara: una scelta personale e etica di grande portata, in linea con le sue riflessioni esistenziali. Il suo apprendistato e la precoce predisposizione artistica lo vedono attivo, durante la sua giovinezza, accanto al padre nel lavoro di pittore-decoratore tra Messina e Taormina, ma inizia a dedicarsi all’arte solo negli anni di prigionia in Africa, durante la seconda guerra mondiale. Nel campo di concentramento inglese a Nairobi, i primi acquerelli e i ritratti a matita dei compagni di prigionia sono frutto di un’osservazione attenta della realtà, delineata con tratto descrittivo ma già introspettivo.
In seguito ritorna in Italia e si trasferisce a Roma, dove viene introdotto nella cerchia artistica di Cesare Stiavelli, l’ex compagno di prigionia che gli ha insegnato la tecnica dell’acquerello. Grazie a lui conosce il futurista Giacomo Balla. Che diventa per Amore amico e maestro: suoi i preziosi consigli d’arte, l’incoraggiamento a coltivare il proprio istinto creativo senza farsi rovinare dall’Accademia, l’invito a “vedere” Roma e soprattutto a “guardarsi dentro”. Si trasferisce in Sardegna, e lavora presso l’Istituto d’arte di Oristano in qualità di docente. In questi anni nasce per sua iniziativa il “Gruppo di Santulussurgiu”, e insieme a lui collaborano i suoi due allievi Gigi Tarasu e Aurelio Mereuscelta. Il gruppo di Santulussurgiu si muove in un campo periferico, seguendo una precisa scelta ideologica che segue l’essere e il vivere in un mondo lontano, e si riallaccia a una ideologia che parte da una presa di coscienza che rifiuta la commercializzazione e il mercato dell’arte.
Le tele conservate nella Pinacoteca di Atzara sono due, Pecore alla Regione e Cristo. La prima, è contraddistinta da colori accesi e forti, e la rappresentazione esprime una grande carica violenta, dove ritroviamo anche la metafora della pecora-uomo; l’animale è associato alla condizione di miseria umana nell’accezione universale del termine, non solo dunque l’uomo sardo ma l’uomo in sé, soggiogato da sempre e costretto a vivere in una condizione di eterna sofferenza e dramma. Cristo, la tela donata dai familiari dell’artista al museo atzarese, in occasione dell’esposizione “Antonio Amore. Antologica” dedicata all’artista nel 2017, appartiene alla sintesi geometrica e astratta che caratterizza Dolore del 1960, Colloquio, Deposizione e Cristo verde. Tele esposte nella mostra Ecce Homo nella Galleria Anthea (Roma, 1964) e pubblicate in catalogo con prefazione di Renato Guttuso. Quando Amore arriva a S’Isteddu nel 1964, ha già sancito il distacco da Roma con la poesia Suicidio Sui Monti della Tolfa; l’autore deve morire, metaforicamente, per poter rinascere in Sardegna, per respirare nuovamente dopo l’asfissia romana. Rimane isolato nel Mandrolisai per qualche mese, immerso nella natura, a contatto solo con i pastori che ritrae nel Taccuino sardo con una freschezza esecutiva che tradisce una partecipata emozione: la Sardegna gli sta aprendo il suo cuore sua pietra e lui le apre quello della sua Arte. Dopo aver iniziato a insegnare negli Istituti d’Arte di Nuoro e Oristano, Amore continua a viaggiare all’interno dell’isola per toccare con mano e sentire quel mondo pastorale su cui ha incentrato il suo lavoro di ricerca; si rispecchia nella natura, nei pastori, negli animali e prova le stesse emozioni, ad esempio la paura nell’opera Il vento, l’imprevisto è invisibile e travolgente come il maestrale, che trascina in alto il pastore e scompagina le pecore; è terrificante come il lampo del quadro L’ombrello verde, che scuote dalla staticità granitica i personaggi facendoli gridare disperatamente.
Amore nel 1982 espone nella galleria cagliaritana “La Bacheca”, nella quale si scontrano i due motivi, ovvero il simbolismo delle pecore e quello del Cristo, ribadendo un’accezione negativa e pessimistica.
Antonio Amore rimane un artista che segue le sue ideologie senza scendere mai a compromessi, costante sempre alla sua linea di pensiero che si staglia contro la mercificazione dell’opera d’arte.

 

 

Principali mostre personali
1949 “Galleria di Roma”, Roma.
1951 “Salone della C.R.I.”, Roma.
1955 “Galleria del Vantaggio”, Roma.
1960 “Galleria Alibert”, Roma.
1964 “Galleria Anthea”, Roma.
1969 “Circolo Culturale”, Orgosolo (NU).
1971 “Galleria Gruppo R”, Iglesias (CA). materia preferita, la poesia pastorala sarda della pecora-uomo, connessa con una sorta di religione naturale biocosmica di identificaz tra artista e il mondo che riproduce perché non scompaia
1972 “Galleria Il Cenacolo”, Oristano.
1974 “Square Gallery”, Milano.
1975 “Centro di Cultura Popolare”, Santulussurgiu (Or).
1982 “Galleria La Bacheca”, Cagliari.
1982 “Galleria Abba”, Brescia.
1988 “Galleria Dosso Dossi”, Ferrara.
1991 “Galleria Comunale d’Arte”, Cagliari.
1994 “Galleria Horus”, Oristano.

Principali mostre collettive
1945 “Italian Art Exhibition”, Nairobi.
1953 “Mostra del Mezzogiorno”, Roma.
1954 “Premio Ministero Pubblica Istruzione Accademia dei Lincei”, Roma.
1955 “Mostra Arti Plastiche e Figurative”, Messina.
1957 “Secondo premio nazionale” Lido di Lavinio.
1959 “Pittori romani d’oggi”, Taranto.
1960 “VII Quadriennale d’Arte”, Roma.
1961 “III Rassegna Arti Figurative di Roma e del Lazio”, Roma.
1963 “I Mostra Nazionale d’Arte Sacra”, Celano.
1963 “Selezione opere della Galleria Comunale”, Palazzo della Quadriennale, Roma.
1965 “I misteri” (Mostra Internazionale), Roma.
1968 “Mostra d’Arti Figurative”, Galleria Comunale, Oristano.
1971 “Rassegna Regionale d’Arti Figurative”, Nuoro.
1973 “VIII Mostra Nazionale di Grafica: Italia Bianc e Nero”, Arezzo.
1983 “III Annuale di Salsomaggiore”, Salsomaggiore.
1983 “Biennale Mediterranea d’Arte Contemporanea”, Catanzaro.
1983 “I segnalati Biennale”, Palazzo Promotrice, Torino.
1984 “Art Expo Brescia”, Brescia.
1989 “Segni d’autore in Sardegna. Grafica contemporanea”, Cagliari.
2017 “Antonio Amore. Antologica” Museo d’Arte Moderna e Contemporanea At

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