Salvatore Cossu (Atzara, 1950) è un pittore autodidatta che lega la sua primissima formazione artistica, alla conoscenza diretta del pittore tedesco Richard Scheurlen e approfondita in seguito, da importanti e formative letture sull’arte e i grandi maestri della pittura classica e contemporanea. Giovanissimo, partecipa a numerosi concorsi di pittura estemporanea nell’isola. Frequenta per anni lo studio del pittore atzarese Antonio Corriga, poi le sue prime personali a Sorgono, Tonara, Meana Sardo. Dagli anni ’90 si inserisce nel panorama nazionale ed estero con diverse mostre, premi e menzioni nei cataloghi nazionali. La sua è un’arte versatile e sapiente, propria di chi ha raggiunto una maturità artistica con la curiosità e scoperta di nuovi, possibili linguaggi pittorici. In campo figurativo, colloca le scene in primissimo piano, come per esempio le processioni, facendole emergere da uno sfondo volutamente indefinito, brumoso, che in termini stilistici conferisce delicatezza e profondità ai suoi lavori. In termini iconografici l’artista evidenzia una sicurezza compositiva e pittorica, le scene mettono in luce un apparato culturale e personale che rappresenta il suo background artistico che non necessita di essere raccontato nei minimi dettagli ma sfuma in un <<non detto>> stilistico che cristallizza la scienza in un tempo e in uno spazio sempre attuali e universali. Nel 1998 viene insignito del diploma di merito, nella Galleria Modigliani in una selezione d’arti visive al Trofeo Mosè Bianchi, un concorso di pittura, scultura e grafica. Sempre nel 1998 partecipa alla collettiva di pittura “Antologica di tendenze e tecniche libere” con alcune opere figurative informali, che è poi la cifra stilistica privilegiata da Salvatore Cossu. Nel 2007 espone con la sua personale alla Galleria Il Portico di Nuoro. Due le opere dell’artista presenti in collezione al Museo atzarese: Processione del 2010 e Omaggio a Pollock con la quale vince il 3° posto al Premio di pittura indetto dal Museo stesso nel 2017. Con quest’ultima, Cossu si è superato conferendo un taglio obliquo dell’abito tradizionale femminile di Atzara che per la prima volta viene raccontato come in un cartellone pubblicitario,arricchito dalla gestualità delle macchie di colore che “sporcano” volutamente il corpetto in primissimo piano in cui il bianco della camicia finemente ricamata da equilibrio a tutta la gamma cromatica perfettamente riprodotta ed evocativa.